L’integrazione delle emozioni che hanno attivato un sintomo

L’emozioni che non sono state integrate agiscono in noi. I conflitti non risolti, il sentire di non avere un posto o vedere i propri limiti per esempio, o per citarne un altro, il conflitto di separazione. Ecco, queste emozioni non integrate si muovono così tanto nel corpo, fino a fare la propria tana nella zona più predisposta e trasformarsi poi, in sintomi.
Le responsabilità non gestite e i fardelli altrui caricati sulle proprie spalle con il tempo danneggiano la colonna vertebrale fino a creare ernie. Il senso di colpa, invece, agisce ad un livello profondo nella relazione con il sistema immunitario, specialmente se questa colpa l’abbiamo ereditata dal clan.

Quando parlo di compassione io mi riferisco all’accezione buddista del termine compassione, dove s’intende quel desiderio di cuore di estirpare le radici della sofferenza per far fiorire il fiore della gioia, sia in me che negli altri. Lo scopo di questa presa di coscienza è quello di aprirci con il nostro ambiente alla gioia di vivere nell’auto-guarigione.

Con il lavoro delle Costellazioni Familiari Archetipe noi abbiamo la possibilità di ricreare con nuove immagini e informazioni il sistema di credenze.

Quando noi viviamo emozioni luminose e positive, queste entrano e le rimettiamo immediatamente in circolo con gratitudine e amore nel nostro ambiente. Quando l’emozioni vissute sono traumatizzanti,entrano ma non escono, fino a quando non le avremo elaborate a tutti i livelli di coscienza.

La colonna verbrale è la prima a ricordarsi dell’esperienza nella sfera emotiva.

 
leggenda
C1 Ipervigilanza
C2 Riconscenza
C3 Paura di dire di no
C4 Collera, senso di colpa
C5 Paura di dire
C6 Fardelli
C7 Paura di uscire
L1 Insicurezza
L2 Umiliazione
L3 Tradimento
L4 Frustrazione
L5 Salvare

Osso sacro: Trattenere
Coccige: Le credenze

D1 Paura di predere
D2 Soffocamento
D3 Ingiustizia
D4 Paura di non essere amati
D5 Strada sbagliata
D6 Gelosia
D7 Conflitto familiare
D8 Delusione, gioia fallita
D9 Abbandono
D10 Rifiuto
D11 Svalutazione
D12 Perfezionismo

L’azione del sistema immunitario agisce anche sulle emozioni, come per esempio, far uscire quelle che non sono buone per noi. Lo scopo del cuore e del corpo è quello di reintegrare queste emozioni illuminandole, in modo tale da poterle restituire.
Per questo motivo la Vita si struttura mettendoci in relazione con quelle situazioni che ci evocano tali emozioni non elaborate, affinché le si trasformino. Non è facile dare una nuova risposta, noi rispondiamo il più delle volte alla stessa maniera. Ogni volta che reagiamo ad un’emozione, che ci riconnette con l’esperienza negativa del passato, tale reazione viene registrata nel tessuto connettivo e nelle fasce muscolari. Allo stesso tempo, poiché l’emozioni creano un nido o una tana, in un punto specifico della colonna vertebrale, ci saranno degli effetti sugli organi corrispondenti a tale punto della collonna vertebrale.

Come indica il titolo, è chiaro che risulta necessario integrare quelle emozioni negative che sono state escluse nello spazio di elaborazione. Occorre valorizzarle in quanto esperienza di vita e illuminarle in modo tale da porterle lasciare andare.
Sappiamo tutti ch ei primi passi verso tale integrazione sono vedere, riconoscere come mio e dargli un posto nel proprio cuore, in quanto il cuore è la casa della luce nel corpo.
Così ha inizio il movimento di lasciar andare.

A volte c’è di più, c’è che ereditiamo il trauma emotivo dal nostro clan.
Dopo l’integrazione segue la restituzione.

A questo stadio, le radici delle sofferenza sono irretite con emozioni che non sono legate alla nostra vita, quindi difficili da ritrovare. Queste radici spesso si trovano in uno spazio insondabile dalla nostra mente. Il lavoro delle Costellazioni Familiari Archetipe ci aiuta a guardare dentro questa regione dell’insondabile e a creare una credenza grazie all’ntegrazione e attraverso il lavoro delle messa in scena è possibilie restituire ciò che non è nostro.

Vedere, reintegrare, restituire ad ognuno il prorpio peso è un segno di rispetto per la dignità della vita di ognuno.

Di Luca Tosches

illustrazione di Silvia Lucarini.

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